La fiducia in sé stessi e delle proprie capacità si costruisce sin dalla primissima infanzia. Vediamo insieme come aiutare il nostro bambino a maturare la propria autostima che lo possa accompagnare negli anni della crescita fino all’età adulta.

Primo passo: lodare il proprio bambino per i suoi progressi
L’autostima è una delle componenti più importanti della personalità: chi ne possiede una buona dose, non solo ha fiducia in sé stesso e nelle proprie competenze, ma fa affidamento sulle proprie valutazioni non dipendendo dal giudizio degli altri.
Infatti, un bambino che crede in sé stesso, è un bambino che sa di avere le risorse per affrontare ogni situazione e per riuscire a raggiungere i traguardi prefissati. E questo lo rende più appagato e sereno.
Il primo passo per aiutarlo a maturare una buona autostima è valorizzare i suoi comportamenti positivi, i suoi successi e le sue qualità invece che evidenziare gli aspetti negativi e quelli in cui il bimbo è carente.
Per dargli una spinta a crescere e migliorare bisogna dare “giudizi” positivi, mostrando di aver apprezzato i suoi piccoli sforzi. È importante valorizzare ciò che il bimbo ha fatto di buono, sottolineando, ad esempio, quando ha rispettato una regola o ha svolto bene un piccolo incarico che gli abbiamo affidato.

Secondo passo: farlo sentire apprezzato
Il bambino, per crescere sereno, necessita dell’amore e dell’approvazione della mamma e del papà.
I genitori infatti hanno questo importantissimo compito di farlo sentire apprezzato per ciò che è e dimostrare fiducia in lui.
In questo modo, il bambino sarà più sereno, aperto, sicuro e consapevole del proprio potenziale.
Attenzione però a non commettere l’errore di lodare sempre il proprio bimbo accettando per altro comportamento non adeguati.
I genitori svolgono un importante ruolo di guida e tocca a loro far capire al proprio bambino quali siano gli atteggiamenti giusti e quelli invece da evitare.
Se il piccolo sbaglia, mamma o papà dovranno correggerlo indicando quale avrebbe dovuto essere il suo comportamento corretto senza però mai far mancare un “rinforzo positivo”. Infatti, al piccolo, dovrà arrivare il messaggio che i genitori credono in lui infondendo in esso buone capacità di credere in sé stesso.
Affidargli responsabilità in proporzione all’età, è davvero importante per mostrargli fiducia ed incoraggiarlo.

Terzo passo: aiutalo a non perdersi d’animo
Per crescere in modo equilibrato, il bambino deve sapere di essere in gamba, ma anche imparare che nessuno è perfetto.
Mamma e papà dovranno incoraggiarlo ricordandogli che, se si impegna, può superare le difficoltà, ma anche aiutarlo a conoscere ed accettare i propri limiti.
E’ fondamentale imparare a ‘tentare’. Non lasciamo che il bambino rinunci senza aver prima provato. Piuttosto, incoraggiamolo a provare. E se non dovesse riuscire, non importa: non è necessario essere perfetti!

Quarto passo: autostima: dai il buon esempio
Lo sappiamo tutti, l’esempio vale più di mille parole. E quindi, per coltivare l’autostima del bambino, mamma e papà dovrebbero offrire un esempio positivo.
Niente è più efficace che crescere con genitori che sono soddisfatti di se stessi e che sbagliano dai propri errori.

Quinto passo: rassicuralo, senza stargli addosso
Nei primi anni di vita avere accanto una figura di riferimento, che ci accompagna nelle scoperte quotidiane, è fondamentale. Il bambino ha bisogno di una “base sicura” a cui appoggiarsi. Il bambino invece lasciato a fare le cose “da solo” immancabilmente si ritrova in uno stato di ansia difficile da gestire e che non riesce ad esprimere rischiando così di diventare un adulto che eviterà le relazioni affettive o non esprimerà i propri bisogni per paura che gli stessi vengano rifiutati.
Per questo motivo, una madre con uno “stile di accudimento” evitante, e che non risponde al pianto del bebè pensando di renderlo autonomo, rischierà di ottenere l’effetto opposto: crescere un figlio insicuro, incapace di costruire relazioni solide.
Come sempre però bisogna evitare anche l’opposto ovvero, essere iperprotettive
Le mamme troppo ansiose rischiano di mettere in primo piano le proprie paure invece che i bisogni del bambino. Si chiama eccesso di cura, uno “stile di accudimento” ambivalente, che può portare all’insicurezza del bambino, che sarà capriccioso, propenso a esprimere emozioni eccessive, di rabbia o di solitudine volendo stare sempre a contatto con la mamma.

Sesto passo: confortalo quando ha paura
Cosa serve allora? “Semplicemente ascoltare” con attenzione i segnali del nostro bambino.
Le paure del buio, della solitudine, dell’abbandono, degli estranei e tante tante ancora, sono del tutto fisiologiche.
Ai genitori non resta che prenderli magari in braccio e consolarlo. Più la mamma lo conforta, più rapidamente diventerà autonomo. Se il bimbo capisce che avrà risposta ogni volta che richiama la nostra attenzione, smetterà di chiedere aiuto in assenza di un pericolo.

Nei primi tre anni, per garantire uno stile di attaccamento sano, la regola è una sola: offrire conforto quando il bambino lo chiede. Ed i capricci allora?
La mamma sa perfettamente distinguere la paura dal capriccio e l’unica soluzione è parlargli e trovare un modo di distrarlo ed il gioco è fatto ?